Si parla proprio di “Social pressure to care about privacy” nei due studi commissionati da Google e realizzati in collaborazione con Ipsos e Boston Consulting Group, dai quali sono emersi interessanti riscontri circa gli atteggiamenti che i consumatori assumono nei confronti della privacy online. In particolare trapela come i professionisti del marketing più esperti nel digital – e dunque con skills in ambito di data analysis e data management – siano in una posizione più competitiva nel rispondere alle mutevoli dinamiche di un consumatore oggigiorno “più evoluto”; peraltro i brand che hanno imparato a sfruttare appieno i cosiddetti first-party data possono raddoppiare le rendite per ogni singolo annuncio pubblicato.
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